DERIVA URBANA..... un altro approccio
Le città sono alla deriva. Assistiamo (inermi?) a crescite urbane di strane agglomerazioni, non sempre identificabili, molto spesso di tipo lineare, guidate e ordinate solo rispetto a un flusso, che non si ferma, che passa ma che non percorre.
Le periferie alla deriva o la deriva delle periferie, sconfinano desolatamente nel disagio sociale, a partire dalla disarmante assenza di un progetto capace di definirsi urbano, che avrebbe quanto meno dovuto risolvere, organizzando l'emergenza, nell'utopia cosciente dell'incapacità di anticipare strategicamente le necessità.
La mancanza di un disegno si traduce nella volgarità del progetto.
L'assenza di una strategia della qualità della vita o del benessere, lungi dal credere nello sviluppo ad ogni costo, tradisce la qualità e trascende nel disagio estremo. nel disadattamento, nell'annullamento sociale e della socializzazione.
Ma esiste ancora una città delle funzioni? dello stare? del permanere? del percorrere?
La deriva urbana coglie inaspettatamente (non è vero) una città alla deriva. Senza disegno, senza progetto, senza piano, senza qualità.
La sopresa è invece accorgersi di ritrovare segni nuovi di parvenza urbana, nel panorama cangiante di un'urbe che rincorre se stessa senza logica di luogo, ma solo nell'attraversamento dello spazio, cercando di costruire diverse tipologie identitarie, non più sociali, non più funzionali, non più urbane. La nuova città dei flussi ha perso lo stare, il dimorare, il "locus", promettendo (?) percezioni alternative.