il non luogo
1° capitolo: Ma è così difficile? Sempre più spesso penso di avere qualche problema di comunicazione (oltre che di comprendonio). Forse le parole semplici a volte non aiutano, se non sono abbastanza immediate... diventano gli spazi inadeguati e improvvisi per aprire su orizzonti sconosciuti che non si sa come affrontare perchè inaspettati. Mah. Forse è veramente difficile, parlare, comunicare. Ma se parlassi allora più difficile? Se provassi a spingermi semanticamente oltre ogni euristica idiosincrasia? Probabilmente allora prenderebbe giusta consistenza e significato il tono, la sensazione, il sentire, il permeare, il pervadere che olisticamente diventa transeunte ed immanente al tempo stesso, verso un trascendente trascendentale, in quanto non riconducibile all'esperienza, ma la rende possibile. Mah. Domanda senza risposta.
2° capitolo: DIfferenza o diversità? Se assumiamo per Differenza la qualità o condizione per cui una o più cose o persone si trovano in rapporto di totale o parziale diversità, e per Diversità il contrasto parziale o totale tra i caratteri distintivi di due o più cose o persone, sembra chiaro come la prima faccia capo a condizioni al contorno, esterne, di due persone e la seconda ai caratteri distintivi delle stesse. Bene. Sembra facile. Il problema si pone se consideriamo l'essere umano monade o duale, uno, semplice, indivisibile oppure duale in quanto formato di anima e di corpo. La complessità della situazione permette di aggiungere che probabilmente tutto può essere visto in termini di ricchezza o di risorsa, di una larga disponibilità di beni o di un mezzo o capacità disponibile, consistente in una riserva materiale o spirituale, o in un'attitudine a reagire adeguatamente alle difficoltà. La DIFFERENZA è sottile, quasi una DIVERSITA' se vista in ottica duale. Forse la discriminante è occasionale, e gioca un ruolo importante nell'entropia generale del sistema antropogenetico. Rimango convinto sulla dualità, e sulla diversità come risorsa, oltremodo capace in termini lontani da qualsiasi omologazione, di superare ogni differenza nel rispetto totale della monade umana.
3° capitolo: Criticità ed Eccellenza. Quale condizione? Ho sempre pensato alle criticità come condizione di una grandezza, dello svolgimento di un fenomeno a livello del valore (o punto, o stato) critico, il che implicherebbe il considerare anche le caratteristiche di resistenza e resilienza, ma questo è un altro discorso. Ed ho sempre considerato l'Eccellenza una qualità di sommo pregio o gradimento, una monade unicità, una duale e non effimera perfezione. Bene. Come legare allora a questi elementi del vivere alla naturale tendenza del vivere stesso, inteso in forma non epicurea ma transeunte la cristianità, del raggiungimento di un obiettivo superiore: quello dello sviluppo o quello del progresso? Lo sviluppo è un accrescimento progressivo, di per sè teoricamente non sempre positivo.... altro è il progresso in quanto acquisizione di un avanzamento. Forse il problema è insito nella dualità anima - corpo. Mah. Domanda senza risposta.
4° capitolo: Il saggio. Una volta un uomo chiese a un monaco eremita: "dimmi una parola, tu che sei saggio". "Se parlo - rispose l'eremita - rompo il silenzio, che è il mio linguaggio; e se mi chiedi di rompere il silenzio vuol dire che non puoi capire il mio messaggio". A questo punto non so più se è giusto chiedere, o lo stesso parlare. Si corre il rischio che diventi una diglossia insostenibile.....
5° capitolo: Mah! Forse tutto questo è il senso vero delle cose. So di averlo, allora. So tanto altro e molto poco al tempo stesso. So che al prossimo dilucolo mi ritrovero a pensare, a desiderare, a volere, perso in mille rivoli ed in unico fiume, alla luce soffusa di mille stelle ma abbagliato da una sola in un unico cielo sopra di me, in mille pensieri e in un'unica emozione. Ma sto parlando troppo semplicemente e ciò contrasta con il primo capitolo. Un ultimo messaggio, il più difficile ......... (ma non te lo dico!!!!)
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